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Oggi il trend delle Società Benefit è in continua crescita, soprattutto grazie alla consapevolezza acquisita nel corso degli ultimi anni da parte della società a livello globale, rispetto all’esigenza di correggere alcuni comportamenti e narrative che sono state sempre seguite e che hanno impostato quel comportamento consumistico che ancora oggi è preponderante.

Rispetto a questa nuova necessità è nato un modello di business alternativo, che non sia unicamente focalizzato sul consumo, ma sul reinvestire una parte di quanto guadagnato, dedicando quindi una parte di profitto per agevolare il benessere e lo sviluppo della società, secondo un modello positivo.

In questa concezione, il business viene considerato come una forza positiva per creare una società più giusta, inclusiva e sostenibile.

I nuovi paradigmi che sono sorti rispetto a queste esigenze innovative hanno fatto sì che diverse aziende spingessero la propria azione verso un impegno reale e una dimostrazione concreta del bene che possono apportare alla società e alla comunità presso cui operano.

Come più volte ribadito, l’Italia è stato il primo Paese in Europa ad approvare una normativa che potesse gestire al meglio il fenomeno delle Società Benefit. Nello specifico, le Società Benefit sono previste dalla legge del 28 dicembre 2015, n. 208, relativa a “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)” (GU n.302 del 30-12-2015 – Suppl. Ordinario n. 70), entrata in vigore l’1 gennaio 2016.

Partendo dall’emanazione della normativa a fine 2016, secondo i dati più recenti di Infocamere, che risalgono ad aprile 2021, già si contavano in Italia quasi 1000 Società Benefit (926 per l’esattezza). Questo a dimostrazione del fatto che questo tipo di necessità era fortemente sentita a più livelli, anche perché le Società Benefit appartengono oggi ai più differenti settori: da multinazionali di produzione come Patagonia, fino a piccole agenzie di servizi, come la nostra Trizero, una digital agency.

Ma cosa significa, in concreto, essere una Società Benefit?

Anzitutto, il proprio statuto societario viene ovviamente modificato in tal senso. L’oggetto sociale dovrà riportare quelli che sono gli obiettivi che l’azienda in qualità di Società Benefit si prefigge di raggiungere, proprio per poter creare valore per la propria comunità e per il mondo.

L’azienda si impegna, in questo senso, ad identificare quelli che sono gli ambiti di azione più rilevanti per la propria attività e quelli su cui vuole puntualizzare maggiormente l’attenzione; nel corso del tempo e delle attività professionali che svolge, dovrà contemporaneamente mettere in atto una serie di attività e di interventi per dimostrare di star perseguendo quegli obiettivi.

Un aspetto assolutamente rilevante è quindi legato alla formalizzazione delle attività e delle pratiche che si mettono in atto a livello aziendale e relativamente ai progetti che vengono attivati, che consentono di seguire un modello che possa impostare una crescita esponenziale e duratura di queste attività.

Nello specifico, in questo articolo vogliamo concentrare l’attenzione sull’indicazione di quello che è un documento formale che non solo è rilevante per ciascuna Società Benefit per dimostrare di star perseguendo gli obiettivi prefissati, ma è anche obbligatorio per legge. Questo documento è la Relazione d’Impatto.

Cos’è e quali sono le caratteristiche della Relazione d’Impatto?

Per mantenere lo status di Società Benefit, è necessario che una società con questo statuto proceda con la redazione di questo Report ogni anno. Tali documenti di ciascuna società dovranno poi essere resi pubblici.

Infatti, la legge italiana sulle Società Benefit poggia su due principali statuti:

  • La definizione degli obiettivi di beneficio comune nello Statuto;
  • la realizzazione della valutazione d’impatto nella relazione annuale.

Il secondo punto impone quindi di pubblicare una valutazione d’impatto, che sia volta a valutare gli effetti concreti prodotti dall’azione dell’impresa stessa in ambito sociale, ambientale e sostenibile, e soprattutto rispetto agli obiettivi definiti.

Per soddisfare questi requisiti, la relazione annuale d’impatto deve essere resa pubblica sul sito aziendale e deve essere depositata insieme al bilancio dell’esercizio di riferimento.

La relazione d’impatto, per essere correttamente redatta, deve includere:

  • la descrizione degli obiettivi specifici, delle modalità e delle azioni attuati dagli amministratori per il perseguimento delle finalità di beneficio comune, che sono indicate nell’oggetto sociale.
  • la valutazione dell’impatto generato utilizzando lo standard di valutazione esterno con caratteristiche descritte negli allegati della legge.
  • una sezione dedicata alla descrizione dei nuovi obiettivi che la società intende perseguire nell’esercizio successivo.

La relazione d’impatto e i requisiti di trasparenza devono essere indirizzati ad una comunicazione a tutti gli attori coinvolti, sia per informare il pubblico sugli impatti sociali e ambientali, ma anche tutti gli stakeholder, ovverosia gli amministratori, i fornitori, i dipendenti e in generale tutti i portatori d’interesse verso la società, che devono essere informati rispetto alla condizione e a quello che si vuole raggiungere.

La corretta redazione e pubblicazione della relazione d’impatto diventa quindi uno strumento fondamentale per le Società Benefit, per comunicare al mondo il proprio impegno e la misurazione dei propri impatti e la valutazione specifica rispetto agli obiettivi prefissati.

Un impegno, quindi, che non deve essere solo trasmesso a parole, ma che deve essere concretamente dimostrato.

Rebecca Codega
Autore Rebecca Codega

Account Manager