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Sentiamo un gran parlare di digitalizzazione, dell’impatto e dell’accelerazione di efficienza che questa materia sarà in grado di generare.

La domanda è secca: da dove partiamo per affrontare il percorso digitale, o meglio, dove troviamo la motivazione?

Consapevolezza

Dalla consapevolezza, la consapevolezza che il nostro paese è in ritardo, molto in ritardo nella digitalizzazione, rispetto al resto del mondo civilizzato.
La consapevolezza che noi italiani abbiamo un potenziale enorme, in questo caso superiore a tutti.

Da ultimo e non da ultimo che partire in ritardo non è sempre un male assoluto, ci consente di partire dal lavoro fatto da altri, anche se, devo aggiungere una nota un pochino amara, spesso questi “altri” siamo noi italiani emigrati all’estero.

Ma perché il digitale e non altri criteri di approccio?

Complessità

Perché il mondo è sempre più complesso ed esige risposte in tempi brevi; dobbiamo avere anche la consapevolezza che le decisioni possono essere anche sbagliate, ma il digitale ci consente di misurare l’efficacia di ogni azione intrapresa e quindi anche di modificarla e migliorarla.

Ci tengo a precisare che la consapevolezza che il digitale ci può essere di grande aiuto (e che fortunatamente è diventato un trend), è un fenomeno che si è innescato già da qualche tempo, è un processo in atto da prima del Covid; oggi appare più evidente perché il periodo che stiamo vivendo, che non ha bisogno di commenti, così come ogni possibile soluzione è sotto i riflettori e l’attenzione di tutti.

Quindi quale deve essere lo stimolo per trovare finalmente la via dell’impegno fattivo?

Curiosità

La curiosità, non accontentiamoci del sentito dire, non sono nemmeno sufficienti le esperienze di altri, dobbiamo sperimentare e misurare sulla nostra pelle.
Ogni situazione è a sé stante; oggi abbiamo gli strumenti che ci possono dire se stiamo facendo bene o male in poche settimane, a volte in pochi giorni.

La tecnologia sta viaggiano alla velocità delle luce; mi capita di leggere alcuni testi autorevoli, dove è descritta la realtà quotidiana di certi ambienti e a volte ho l’impressione di leggere un libro di fantascienza, il rischio, userò un termine forte ma che comincia a circolare, il rischio di divenire persone “inutili” è concreto; da qui al 2030 una percentuale rilevante di lavori non esisteranno più o saranno radicalmente cambiati.

 

Ma nel concreto da dove partiamo?

Strumenti

Dagli strumenti e dai modelli operativi che ci consentono di condividere, di confrontarci, quello che stiamo facendo in questo momento è già una partenza; se saremo in grado di metterla in moto, non dobbiamo fermare l’abbrivio.

La condivisione in questi casi è determinante, ci troviamo nella classica ma non scontata condizione, dove 1+1 fa molto più di 2, ma dobbiamo ancora una volta essere consapevoli che condividere ci regala un vantaggio competitivo, non facile da digerire per la cultura del nostro paese.

Beh, sembrerebbe tutto logico e lineare, ma allora dove sono le difficoltà?

Persone

Dobbiamo tenere conto che ogni azienda, ogni organizzazione è fatta da persone.
Ognuno di noi è differente, per fortuna, ognuno di noi ha una propria cultura, delle aspirazioni, una propria visione; non è mai facile mettersi in gioco.

Se vogliamo fare una riflessione nell’ambito delle vendite basta pensare al fenomeno eCommerce, agli strumenti che creano i cosiddetti Funnel di Vendita, per non parlare dei Big Data interpretati dell’intelligenza artificiale.

Conclusione

Per arrivare la pratico, a qualcosa di applicabile fin da subito alla vendita, possiamo pensare ai Cataloghi Digitali per la presentazione dei prodotti, con un grado di interattività più o meno spinta, puoi vedere l’oggetto, ruotarlo, esploderlo nelle sue componenti più elementari, interrogarlo.

Quello che stai vedendo è lo stesso materiale che è servito per progettarlo prima e produrlo dopo; nel mondo digitale ogni singolo elemento ha una collocazione e un riutilizzo utile. Si tratta di pensare ai sistemi in modo integrato, è necessario uscire dalla logica dei compartimenti stagni dove i vari comparti non comunicano tra loro, anche perché, nel piano di condivisione saranno sempre più presenti gli utenti finali, in altri contesti definiti utilizzatori o consumatori.

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Autore admin